La recessione continua a pesare sui consumi delle famiglie umbre, che dal 2009 al 2013, in termini reali, hanno ridotto i consumi in media del 22,1%, contro il -14,5% del dato nazionale e il – 14,2% di quello del Centro. La situazione umbra, peraltro, è la peggiore del Centro a causa, secondo quanto spiegato a RGU dal vice presidente vicario regionale Italo Federici, della chiusura di molte aziende umbre e del conseguente crollo occupazionale. Spesa ai livelli più bassi dal 2004, dunque, per le famiglie umbre. Secondo quanto riportato dall’Istat infatti in media nel 2013 i consumi mensili sono stati di 2.347 euro, un livello mai toccato dal 2004 quando la cifra era pari a 2.470 euro. Rispetto al 2012 invece il calo è stato del 4,2%, ovvero 102 euro in meno. Una flessione in termini sia nominali che reali, dato che l’inflazione l’anno scorso è cresciuta circa dell’1,2% e più forte di quella nazionale (-2,5%). Se infatti a livello nazionale la spesa per cibo e bevande è sostanzialmente stabile (da 468 a 461 euro), in Umbria il calo è brusco: dai 499 euro del 2012 ai 466 dell’anno seguente (-6,6%). Tra 2011 e 2012 la spesa per carne è diminuita di 11 euro, altrettanto per pane e pasta, cinque per latte, formaggi e uova; segni più invece, anche se statisticamente poco rilevanti per il pesce (da 47 a 52 euro) per frutta e ortaggi (da 88 a 89 euro). Nove euro in più sono serviti invece per zucchero e caffè (da 31 a 39 euro) e otto per le bevande (da 35 a 43 euro). Scendono i consumi di carne, e aumenta il numero di chi fa la spesa nei discount, ha spiegato a RGU il vice presidente vicario regionale Italo Federici. L’Abbigliamento è l’altro settore in crisi, in un anno le famiglie hanno ridotto la spesa di 20 euro.
Fonte foto: Confesercenti